Mister Cerbo e lo Sporting, 20 anni d'amore


Via Tito Lucrezio Caro, Posillipo, Napoli. Di fronte all’ingresso degli spogliatoi dello Stadio Denza, un muretto di pietra costeggia un ampio parco che si affaccia sul mare. Se mai vi capiterà di passare da quelle parti, oltre a godervi la brezza del Golfo, date un occhio alle scritte sul muro. È nel 1976 che un gruppo di giovani calciatori lascia una dedica a un uomo che li ha cresciuti, tra sapienti indicazioni calcistiche e qualche battuta. “W Cerbo”, dice il messaggio. Oggi è ancora lì, più di 40 anni dopo, un po’ sbiadito ma ancora ben evidente.
Basta forse questo a descrivere il segno indelebile che il carattere vulcanico e gioioso di Mister Vincenzo Cerbo lascia in chi ha il piacere di incontrarlo, che sia su un campo da calcio in riva al mare o all’ombra di un grattacielo, nel cuore della Pianura Padana.
Da quando ha lasciato la propria terra d’origine ad inizio millennio, Vincenzo ha portato a Sant’Ilario la propria passione per il calcio, quella maturata sui campi di categoria del Sud Italia, prima come giocatore e poi come allenatore. “Arrivai nel 2000 a Sant’Ilario”, racconta, “mi trovai subito molto bene anche perché sono molto socievole e faccio volentieri amicizia con tutti, le differenze non mi spaventano. Mi ricordo che, appena arrivato, portai subito mio figlio Mattia a iscriversi alla Scuola Calcio dello Sporting, volevo che si facesse nuovi amici. Lo sport è fenomenale quando si tratta di creare l’amalgama tra la gente”. Nonostante subito non volesse rivelare il proprio glorioso passato da allenatore, dopo pochi mesi si ritrova già sulla panchina della Prima Squadra arancioblu, che ha già guidato per quattro stagioni nel corso degli anni. “Ho visto passare generazioni di ragazzi”, dice. “Alcuni giocano ancora oggi a Sant’Ilario, penso a Matteo Benassi o a Giuseppe Dragone”. “Il Benno giocava in mezzo al campo, sono stato io a trasformarlo in un numero 9. Drago invece è stato uno dei liberi più forti che ho allenato in carriera. Con loro ho conquistato un secondo posto nel campionato Juniores Regionale.” Tanto il lavoro fatto anche nelle categorie inferiori, tra Allievi e Giovanissimi. E tra i ragazzi che sono passati tra le sue mani, è davvero impossibile trovare qualcuno che non ne parli bene, sia dal punto di vista tecnico che umano. “L’allenatore non deve fare altro che sfruttare al meglio le caratteristiche dei giocatori. Tutto il resto del lavoro, a questo livello, è fare in modo che si divertano e crescano”. Ora Mister Cerbo, che quest’anno ha guidato i Giovanissimi 2005, è Vice Presidente della squadra che lo ha adottato 20 anni fa e si divide tra la scrivania e il campo, impossibile da abbandonare. Viene da chiedersi come si immagina i prossimi 20 anni: “Aiutiamo le famiglie a educare questi giovani, dobbiamo essere di supporto, cerchiamo di lavorare insieme e con buonsenso senza alimentare falsi miti. Torniamo a ragionare col cuore e non col portafogli, il calcio locale è prima di tutto aggregazione e voglia di vivere la piazza”. Ad altri 20 anni così, e “W Cerbo”.